Se il mondo della scuola sembra essere favorevole all’assegnazione dei compiti durante le vacanze estive, alcuni genitori non approvano questa modalità didattica. Le ragioni che spingono gli insegnanti a suggerire i compiti estivi, spesso attraverso l’esecuzione di schede o libri, sono varie: ripassare i contenuti svolti durante l’anno scolastico, evitare che alcuni concetti e procedimenti possano essere dimenticati, favorire il senso del dovere negli alunni. I genitori, contrari a questa pratica, invece, pensano che lo svolgimento dei compiti sia solo una “tortura” per i figli e per loro stessi, in particolare quando i bambini o ragazzi si rifiutano di eseguire i compiti.
Entrambe le prospettive, nonostante portino a posizioni completamente opposte, sembrano avere la stessa idea di fondo: i compiti sarebbero una modalità per addestrare gli alunni a eseguire compiti di tipo scolastico. Le consegne spesso sono molto rigide e la soluzione è unica. La modalità prevede dunque l’addestramento di un alunno capace di risolvere determinati esercizi scolastici, proponendo talvolta le medesime modalità per svariati esercizi. Negli alunni con plusdotazione (gifted children) o nei soggetti più creativi questa modalità causa una profonda noia, oltre che uno sconforto e una delusione, a tal punto da sfociare nel rifiuto a svolgere i compiti e scatenare litigi in famiglia.
In termini didattici e pedagogici, perché un alunno dovrebbe svolgere dei compiti estivi?
Il periodo di sospensione delle attività scolastiche durante l’estate è circa tre mesi, tempo che solitamente viene utilizzato dai bambini, dalle famiglie e dagli insegnanti per riposare e trascorrere del tempo insieme ai propri cari. Nonostante ciò, solitamente si assegnano dei compiti che ricalcano le attività “tradizionali” che si usano nella didattica frontale a scuola. Le attività nella maggior parte dei casi riguardano esercizi da completare, il discriminare alcune parole sulla base di due o tre concetti grammaticali dati, il risolvere calcoli o problemi dove c’è già scritto (nel titolo del capitolo) quale operazione servirà per individuare la soluzione. Questi esempi dimostrano che i compiti attualmente perseguono un fine di “addestramento” meccanico di alcune specifiche abilità scolastiche. È risaputo che l’apprendimento avviene solo se c’è un coinvolgimento attivo dell’alunno, attraverso attività accattivanti e che prevedono la risoluzione attraverso un compito autentico. Se pensiamo a una didattica attiva, dove l’alunno viene reso partecipe, dove l’obiettivo non è la mera esecuzione, ma la capacità di apprendere e risolvere problemi e creare nuove soluzioni, allora pensiamo che sia meglio indirizzarsi verso alcuni compiti che possano “arricchire”.
Nella letteratura scientifica si parla di “enrichment activities”, ossia “attività di arricchimento”, mediante le quali si tende a motivare gli studenti a perseguire gli obiettivi sopraccitati. Se penso agli alunni con plusdotazione e/o alto potenziale cognitivo che tendono ad approfondire in autonomia alcuni settori del sapere umano e se penso agli esercizi meccanici che sono obbligati a svolgere seguendo un’unica via di soluzione, credo che sia giunto il tempo di differenziare anche i compiti che vengono loro assegnati.
Non più “libri delle vacanze”, dunque, ma progetti settimanali da realizzare individualmente o in gruppo, anche grazie al supporto delle tecnologie. Un’ulteriore conferma della nostra tesi che i compiti mirano a un addestramento è la presenza quasi totale delle parole scritte dall’autore delle attività estive e il minimo coinvolgimento dello studente. Durante un addestramento c’è un coach che indica cosa fare e un allievo che esegue, mentre nelle attività di arricchimento la consegna dovrebbe contenuta in due o tre frasi e poi verrà sviluppata dallo studente attraverso la scrittura, i video, i disegni, vari modellini, ecc., sviluppando così anche la creatività e lo spirito di iniziativa.
Il portare a termine un progetto insegna all’alunno anche quel senso del dovere, sempre più necessario per responsabilizzare i cittadini del domani.
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