Secondo Neihart e Betts (2010) esisterebbero 6 profili di bambini/ragazzi con plusdotazione. Tutti avrebbero dei bisogni educativi specifici (anche chi eccelle).
Quando un bambino tra i 3 e i 5 anni è impulsivo e aggressivo, quando un bambino nei primi anni della scuola primaria si distende per terra, corre per la classe, non riesce a contenersi e infine quando un ragazzo nella fase pre-adolescenziale manifesta il suo disagio con vomito e ritiro sociale, come risponde la scuola?
E quando un bambino o una bambina frequenta passivamente le lezioni senza imparare nulla di nuovo per anni?
Gli insegnanti più formati e sensibili ai bisogni degli alunni con plusdotazione offrono loro maggiori opportunità: adottano una didattica differenziata, attivano laboratori di potenziamento, lavorano per centri di interesse, programmano attività di arricchimento.
Sulla base di forti pregiudizi, alcuni insegnanti, invece, tendono ad escludere la presenza di una plusdotazione, e rispondono “punendo” in qualche modo l’alunno/a e di conseguenza anche la famiglia.
Cosa significa “includere”? E’ forse un’azione diretta esclusivamente a chi possiede qualche valutazione di disturbo o deficit? Crediamo che includere significhi aderire al motto di Don Milani: “I Care”. Io mi prendo cura. Ecco il ruolo dell’insegnante: un adulto che si pre-occupa di tutti gli alunni, indipendentemente dall’etichetta.
Dott.ssa Martina Brazzolotto
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